lunedì 23 novembre 2009

Quegli occhi verdi incormiciati di nero.


Tra le strade affollate, con la pioggia che lo bagna, sgambetta alla ricerca di un riparo asciutto e magari di un boccone per attenuare la fame che lo dilania.
La visuale che ha sono solo miriadi di gambe da cui avere paura, da cui difendersi. Continua a camminare per strade e marciapiedi che orami riflettono la sua sagoma scura e mingherlina. E' tanto che vaga nel nulla di una città che sta scoprendo poco per volta, fatta di vicoli bui e di vagabondi che lo vogliono usare come cuscino o peggio combustibile.
Bisogna stare sempre all'erta, bisogna stare lontani da tutti e cercare cibo nei bidoni fuori dai ristoranti; ma anche lì, qualche volta, una bastonata la si prende, anche se è quasi sempre più veloce lui a scappare.
Ora però non ce la fa quasi più, lo stomaco non smette mai di brontolare e le zampe a volte cominciano a cedere, e a correre non ci riesce quasi più!
Ormai è quasi sera e l'unica cosa che vuole è del cibo per poter vivere ancora un pò, ma nulla giunge e dopo altre ore di vagabondaggio si sdraia per terra in mezzo a quella marea di gambe che continua a schivarlo o a scavalcarlo. Sta per assopirsi quando vicino a lui sente un rumore già conosciuto, una portiera che si chiude, ma ormai non ha la forza di alzarsi e scappare e tutto gli va bene; chiude comunque gli occhi e aspetta. Poco dopo sente qualcosa sul suo pelo, non gli fa male anzi sembra essere piacevole, così decide di aprire gli occhi e sopra di lui vede una ragazza che lo sta avvolgendo in un asciugamano incurante della pioggia che sta bagnando anche lei. Gli sorride, con uno sguardo dolce dietro quegli occhiali neri che le incorniciano gli occhi verdi; gli sussurra parole dolci e lo accarezza teneramente facendogli bere dell'acqua da una bottiglietta.
Con un minimo di sforzo il cagnetto tira fuori la lingua e lecca il naso della ragazza con gli occhi pieni di gratitudine perché orami sà che tutto andrà bene. Viene adagiato nel sedile posteriore nel tepore dell'auto che asciuga il suo pelo.
E' passato un mese da quel giorno che ormai sembra tanto lontano ma che comunque non verrà cancellato dalla sua mente. Ora però Lucky, così l'hanno chiamato per la sua "fortuna", giace al massimo davanti ad un camino e ogni giorno rivede quegli occhi verdi che gli sorridono e quelle mani che si prendono cura di lui. Ora, dopo tanto tempo, ha di nuovo un amico e qualcuno che lo ami...

giovedì 19 novembre 2009

camminando a piedi nudi

Camminava lentamente nell'erba bagnata della mattina lasciando dietro di sè le impronte dei suoi passi. La veste candida sfiorava i fili d'erba mentre si muoveva sul suo corpo. Una brezza salì dalla terra agitando i suoi capelli scarlatti. Le mani incrociate e poggiate sul grembo con una speranza nel cuore.
Mentre il sole sorgeva da dietro gli alberi e le illuminava il viso un flebile sorriso le si disegnò nel volto. La notte precedente era stata travagliata, piena di ricordi confusi e di immagini surreali. Tutto era confuso nella sua mente, una velo di nebbia le impediva di ricordare perfettamente ma un dubbio si insinuava nelle sue membra.
Nessuno seppe mai cosa successe quella notte, nessuno notò mai quelle piccole imperfezioni che aveva, neanche lei...
Solo una persona sapeva ciò che aveva fatto quella notte, solo una persona tornava una notte al mese a portare altri ricordi in quella mente ormai offuscata.

venerdì 9 ottobre 2009

L'inizio di una storia o la fine?


Prese un coltello, di quelli da macellaio, e si avvicinò al quadro; quello stesso quadro che sapeva essere pieno di sangue. Voleva provare, voleva vedere come,e soprattutto se, sarebbe sgorgato da quella tela all'apparenza così candida e linda.
Impugnò il manico del coltello come farebbe un killer davanti alla sua prossima vittima e , senza esitazione alcuna, infilò l'intera lama in quel rettangolo di delicatezza. Non lo squarciò completamente, non voleva che tutto finisse così presto, ma da quel taglio schizzò un fiotto di sangue che le macchiò la maglia.
Si guardò gli indumenti colorati ormai di un rosso opaco, alla vista di quel colore qualcosa si accese nei suoi occhi; non pazzia e nemmeno delirio ma,al contrario, pace e speranza. Questi sentimenti però non le impedirono di continuare a infliggere contro quella tela che cominciava a dipingersi di scarlatto.
Continuò ad accoltellare quella trama di fili con così tanta foga che il sangue le ricoprì buona parte del corpo e del volto. I suoi vestiti erano matidi e il calore del suo viso faceva rapprendere il sangue; il suo corpo sembrava assorbire ed assaporare il gusto e l'odore del liquido rosso e sembrava non dissetarsene mai.
Solo alla fine della sua foga, quando ormai della tela non restavano che dei piccoli brandelli gocciolanti si accorse che tutto era finito, che il giorno era passato e il buio della notte l'aveva ormai quasi del tutto inghiottita. E si accorse solo quando il respiro si faceva più regolare che delle piccole goccie cadevano dal cielo e le lavavano via quel liquido ormai nero come la notte...
Ma la pioggia che scorreva sul suo corpo come piccoli rigagnoli non le lavava via solo il sangue... Dalle sue vene, dal suo intero corpo sentiva come se una sostanza nera, prima accucciata da qualche parte dentro di se, non potesse resistere a quel miscuglio di acqua e sangue. Da tutti i pori sembrava uscire e mischiarsi a quelle due prime sostanze lasciando all'interno di quel piccolo corpo una purezza e un candore mai visto e mai provato.
Così, con la pace nel cuore per la prima volta e questa nuova enorme emozione, forse troppo forte e mai provata, lei si accasciò al suolo,su quell'erba che mai aveva visto così naturale e bella, e si assopì.
Dal cielo non scesero angeli ad accoglierla il quel mondo tanto agoniato da tutta l'umanità, nessuno seppe mai che giaceva lì, priva di vita con un accenno di pace nel volto...

giovedì 10 settembre 2009

Quando i pensieri sono troppi...

Quando i pensieri sono molti ma non sai come metterli su una pagina... Sono tante le cose che ronzano nel cervello ma non si sa bene quali siano in realtà... A che pensi? A chi pensi?
E che scrivere? Nonostante le idee e i pensieri scorrano come rapide nella mente molta di quest'acqua scorre senza essere raccolta.
Così i pensieri passano, vengono visti, non guardati, e poi buttati in una memoria ormai piena di ragnatele.
Ma cosa resta di tutto ciò? Quali pensieri e quali ricordi restano, quali svaniscono? Chi lo può sapere?

lunedì 7 settembre 2009

Per ieri sera


Il tepore del tuo abbraccio, la morbidezza del tuo sguardo... non m'importa se stiamo insieme due anni o due minuti, mi importa che in quel tempo sono con te.
Nulla scambierei con le tue braccia, ma tutto venderei per avere una volta ancora i tuoi occhi su di me...
Lontani i nostri occhi che si guardano così poco ma il mio cuore l'ho dato a te così che possano battere all'unisono...

lunedì 10 agosto 2009

Call of Cthulhu (III° episodio)


Siamo di nuovo in camera di Seamus dopo che abbiamo parlato con quello strano individuo che si dichiara essere un Dio, ha detto al dottor Shultz di conoscere Paul e di proteggerlo contro l'onda mentre a me e a Seamus fa avere una visione di un uomo che ruba un'enorme collana composta da una decina, circa, di pietre di ametista; il ladro riesce a far uscire del liquido da questa collana e, la scena si sposta nella camera del mio ex datore di lavoro, la fa poi colare sul viso del vecchio direttore. Questo reperto ci viene detto che si chiama “Collana dei Re”.
Nel letto di Seamus però non c’è più Viola, al suo posto c’è un’altra donna, un poco più bassa di Viola con la carnagione decisamente più scura e i capelli tagliati cortissimi. Quando si sveglia e ci vede urla delle parole incomprensibili verso di noi e poi sviene. Il dottor Shultz le fa annusare dei sali e quando rinviene tentiamo di farla calmare e offrendole dell’acqua che beve direttamente da una caraffa. Dopo un po’ di tempo riusciamo a comprendere che questa donna si chiama Ara e pensiamo arrivi dal mondo dove eravamo prima, l’Antico Egitto!
Non comprendo perché ma crede che io sia la sua serva, la cosa non mi da particolare gioia ma la aiuto a tirarsi via i suoi “vestiti” e a metterne qualcuno più consono per l’epoca in cui siamo.
Per comprendere quello che ci dice l'egiziana viene deciso che io vada al museo e, in quanto nuovo direttore, chiami un esperto di egittologia e gli chieda cosa sa di una certa Ara. Non viene fuori molto tranne che può essere o una sacerdotessa o la figlia di un faraone morta precocemente. Tendo a credere che, dal modo in cui si era comportata a casa di Seamus, sia la figlia del faraone. Si scoprirà più avanti che avevo torto.
Il fatto curioso che vengo a scoprire che oggi non è mercoledì ma già giovedì, siamo stati in quella dimensione per più di quanto pensassimo!
Siccome non riusciamo a comprendere ancora che ci dice Ara chiamo il docente di egittologia che mi aveva dato già alcune informazioni su questa donna e gli chiedo di incontrarci per un ulteriore favore. Giunto a casa di Seamus crede che la donna davanti a lui sia solo una brava attrice e che il dottore e Seamus cerchino di truffarmi, ma nonostante tutto accetta di tradurre le miriadi di fogli che lei scrive in geroglifici ed è qui che scopriamo che lei in realtà è una sacerdotessa del Dio che avevamo visto due giorni prima.
Mentre io vado al lavoro Shultz e Seamus vanno al manicomio di Paul a presentargli Ara e a vedere se si conoscono. Paul comprende benissimo ciò che dice Ara ma continua a vedere la persona di Viola e non, come noi tre, la sacerdotessa. Nel mio studio intanto mi fermo a pensare a Viola, a chiedermi dove sarà e cosa le sta succedendo sperando di arrivare presto alla fine di questo nuovo enigma.
La sera, per non rimanere sempre a casa di Seamus, ci trasferiamo tutti a dormire da me. Prima di andare a dormire cerco una volta in più di instaurare un mimino di rapporto con Ara, mi aiuta a curare una ferita che ho nella spalla anche se non capisco nulla di quello che dice e scrive; tengo il foglio che mi ha dato dove penso esserci una eventuale cura.
Il giorno dopo ci rechiamo alla casa del vecchio direttore del museo dove ora vive sua figlia. Entrano solo Shultz e Seamus, la figlia del mio vecchio capo non mi ha mai sofferto e ora che mezza Boston crede che lo abbia ucciso io credo che mi soffra ancora meno. Riescono ad avere delle informazioni su un amico di suo padre,un certo Kugan, lo stesso che io e Seamus abbiamo visto versare il liquido in faccia ad Erasmus; e su padre Black, il sangue si gela a tutti e tre alla visione di questo nome.
Ci spostiamo a casa di Inga Kugan, dove veniamo accolti con un fucile puntato contro la mia faccia e la donna che mi intima di andarmene chiamandomi “orrido demone”,non potevo avere accoglienza migliore! Solo per aver rotto uno specchio guardandoci dentro! Ma alla fine la convinciamo a darci le istruzioni per trovare lo Shan più vicino a noi,un insetto ripugnante di luce con due sederi, nonostante lei non ci faccia mai entrare in casa, calpestare il suo giardino ( che verrà distrutto dalle mani di Ara) e non lascia mai il suo amato fucile. Ci spiega anche che gli Shan sono gli insetti che nascono dalle “perle” della collana dei re, ma lei giustamente le chiama uova; ci spiega inoltre che il rituale è da fare di notte al buio.
Quindi, aspettiamo che venga notte a casa del dottor Shultz, e verso le 22.00 facciamo questo rito. All’inizio non accade nulla e si pensa che il dottore non faccia schifo solo come medico, ma poi una fiammella comincia a rischiarare la stanza e mano a mano che si ingrandisce comincia a fluttuare uscendo in fine dalla finestra e dirigendosi verso il parco.
Non ricordo più nulla di quello che è successo subito dopo ma mi è stato raccontato che abbiamo inseguito la fiamma che ha raggiunto una notevole dimensione e siamo arrivati al parco dove abbiamo trovato una banda di barboni, uno di questi si è ribellato e Ara l’ha messo a tacere. Io mi sono ripresa quando ormai eravamo all’ospedale, abbiamo soccorso questo barbone a cui qualcuno aveva tirato via la lingua e rischiava di morire dissanguato.
Fuori dall’ospedale con Ara mi accendo una sigaretta che rischiarami le idee, lei mi guarda perplessa, e ad un tratto mi sento chiamare dall’alto. Vedo Shultz con una pseudo pentola in mano che me la porge dicendo che al suo interno c’è uno Shan, tirato via dal cervello del barbone. Mi sembrava strano che avevamo soccorso un barbone per nulla!
Portiamo lo Shan a casa di Shultz e lo diamo al suo maggiordomo perché lo metta in un luogo sicuro. Mentre decidiamo il da farsi un colpo di fucile rompe la finestra. Riusciamo a vedere che chi ci vuole morti sono altri due barboni da cui escono dai capelli dei filamenti luminosi; altri Shan usciti dal guscio che vogliono il loro fratellino indietro. Riusciamo a uccidere i due barboni e da uno di loro tiriamo fuori un altro Shan vivo, il terzo Shan muore col proprietario del corpo che manipolava, una donna. Lo Shan morto comincia a perdere la sua lucentezza e a svanire nel nulla. Nella borsa della barona troviamo un uovo di Shan ancora chiuso e non luccicante, lo portiamo in cantina insieme agli altri due che sono stati rinchiusi in delle bocce di vetro.
Ara intanto cura la mano di Seamus che si era “ferito” durante la lotta e fa toccare a me e a Shultz l’uovo di Shan, con nostro immenso stupore riusciamo a comprendere quello che dice Ara. Intanto Seamus sta ricomponendo il diario di uno dei due cadaveri dove viene raccontato il resoconto della sua vita, la scoperta della collana, il fatto che è stata lei a dividere ciascun uovo a volerli vendere, e il successivo dischiudersi di una di queste uova che si è impadronita della sua mente.
Shultz decide di portare in vita il cadavere della donna per chiedere delle informazioni sulle sue annotazioni nel diario ma sbaglia qualcosa e lo spirito si impadronisce del suo corpo. Nonostante questo inconveniente scopriamo che la collana l’ha rissotterrata nel parco sotto il corpo di un morto ma dobbiamo sbrigarci perché in quel luogo ora ci stanno per costruire un laghetto.
Corriamo al parco e troviamo altre uova, ne troviamo 6. Per avere tutte le ametiste ce ne manca solo più una ma non abbiamo ancora idea di dove poterla trovare o se è andata distrutta.
Tornati a casa al sicuro decidiamo di fare il “rituale della morte” che ci è stato dato di nuovo dallo spirito di prima. Disegniamo un cerchio alquanto complicato per terra e posizioniamo al centro un uovo di Shan, il rito dice di distruggere l’uovo, lo facciamo. Schegge di ametista schizzano per tutta la stanza colpendo tutti i presenti; ossia il dottor Shultz, Ara ed io. Le schegge sono troppo profonde per poter essere tolte e le future cicatrici rimarranno a ricordare cosa abbiamo fatto.
Da quel giorno ogni notte, nel mio letto tra le pareti della mia camera che credevo così sicure sogno come morirò. Sogniamo l’onda che travolge Boston, l’onda che travolgerà tutto il mondo e che porrà fine a tutti noi.
Non bevo più! La mia gioia più grande, il Bourbon, mi ucciderà, ho sognato anche questo!
Ho bisogno di un periodo di riposo, di pausa. Torno alla mia vita normale, vado al lavoro e sogno la fine del mondo, tutto sommato è abbastanza tranquilla come cosa, ma gli indizi aumentano e i sogni sono più dettagliati. Scopriamo il giorno della fine di tutto, vediamo l’onda, è il 16 giugno 1932, ci rimangono quasi tre anni.
L’ultima notte il sogno cambia radicalmente, sono in una stanza ampia, forse al museo, e girando l’angolo un uomo con la carnagione come quella di Ara mi mette un coltello alla gola e mi chiede che cosa voglio dalla signorina Tower poi mi taglia la gola.
Mi sveglio nel mio letto con un nome impresso nella mente: TOWER!
Viola, stiamo venendo a salvarti…

Foto del dottor Shultz:
http://www.dvrbs.com/Camden-Streets/DrHymanIGoldstein-circa1929-001.jpg

venerdì 10 luglio 2009

Grazie a te le farfalle scendono!

In una stanza dove i fiori si scollano e le farfalle scendono dai loro fili di rugiada, seduta nella mia caverna di legno e cotone scrivo queste parole che sgorgano dal cuore.
Grazie a te ho capito di nuovo cosa lega un cucciolo abbandonato al ticchettio di un orologio... il battito del cuore. Un rintocco lento e così flebile che avevo scordato di ascoltare, che non ricordavo di sentire. Dal tuo petto ho sentito quella musica così ripetitiva ma così armoniosa, una sinfonia che con due sole note sa far girare il mondo.
Dai miei occhi arrivano campi d'erba o foglie d'autunno, due paesaggi rivolti ad un solo spettatore, due calori ma lo stesso tepore. Ti chiedo riparo ogni istante della mia esistenza in quelle braccia che sono come ali d'angelo, il mio angelo terrestre!
Gli occhi sorridono al tuo pensiero, le labbra tremano alla tua presenza e ogni parola è vana, nulla può descrivere i colori che sgorgano al mio interno.

venerdì 15 maggio 2009

Vorrei proprio fare...

Cosa c'è sotto la paura di dire al mondi ciò che realmente si vuole fare? Cosa blocca le parole nelle labbra? Perchè per alcuni rivelare ciò che vorrebbero fare o essere è un'impresa troppo grande per le loro capacità!?
Si comincia con le più semplici parole... IO VORREI PROPRIO FARE ...ma tutto sfuma, la paura di essere derisi affiora, ma più grande è la paura di infrangere tutto rivelandosi, di uccidere i propri sogni, di tradirli e di renderli impossibili.
Ma magari un giorno arriva quella persona giusta, quella persona che riesce a far sì che le tue labbra non imprigionino più quelle ultime parole, e forse non sai neanche perchè l'hai fatto; perchè hai infranto i tuoi sogni, i tuoi progetti. Alla fine ti rendi conto che non sei minimamente sicuro che non verrai giudicato da questa persona ma sai solo che il tuo sogno non è più solo tuo.
Ma forse ogni tanto è bene fidarsi...

sabato 9 maggio 2009

Call of Cthulhu (II° episodio)


Sono ancora qui, la solita Mel. Il vecchio 1928 è passato lasciandosi dietro di se un episodio direi abbastanza "strano". In compenso ho fatto amicizia, se così la vogliamo chiamare con Viola (una giornalista del Boston Post molto rinomata), ma il suo coinquilino (nonché mio aiutante al Museo) è rimasto un pò "scosso" dalle vicende dello scorso anno.
In quella vicenda sfortunatamente il mio principale è morto ed ora sono la nuova responsabile del Boston Museum, anche se solo temporaneamente.
Dopo che mi sono messa quella polvere luccicante negli occhi vedo cose strane. L'altra notte, nella mia stanza con gli occhi chiusi, vedevo un raggio di luce cadere dal cielo verso un punto preciso di Boston. Chiamo Viola e le riferisco tutto; concordiamo che la passo a prendere con la mia Ford T. Ma noto che più il tempo passa più la colonna di luce di assottiglia e svanisce e non riesco a vederla se non tengo gli occhi chiusi, quindi tocca a Viola guidare...
Arriviamo, un pò di tempo dopo, davanti all'edificio da dove spunta questa luce. All'entrata un cartello ci informa che è una Casa di Cura (il Manicomio di Boston!). Bussiamo e ci apre un inserviente molto scortese che non ci fa neanche sbirciare dentro. Bè, noi proviamo ad entrare da qualche altra parte, e ci riusciamo ma quando siamo dentro ci troviamo davanti ad una porta di ferro che non riusciamo ad aprire, cazzo! ci serviva Seamus (un fotoreporter, aiutante e guardia del corpo di Viola che ha la faccia da Igor, quindi...).
Andiamo a svegliare Seamus, e una cosa che mi irrita notevolmente sono i giornali che ultimamente mi incolpano dell'assassinio del mio capo! Dopo un battibecco col ragazzo dei giornali torniamo al manicomio ma già da lontano notiamo del fumo che esce da una dalle finestre...
Viola, da perfetta giornalista, chiede chiarimenti agli infermieri ma riceve solo risposte vuote.
Decidiamo di dividerci, in fondo ho sempre un museo da mandare avanti. Quindi vado a casa e dormo quelle poche ore che mi rimangono prima del suono della sveglia. Per me quel giorno scorrerà come i soliti, per Viola e Seamus no!
Incontrano un certo Dwilt Shultz, un medico che si è recato al manicomio per visitare un paziente di nome Paul .
Fanno ricerche, si intrufolano nel manicomio, grazie alla conoscenza del dottor Shultz, e scoprono che un paziente, Paul, si è fatto cambiare di camera poco prima dell'incendio, quella era la sua camera, ha rischiato di morire. Nella stanza di Paul, il paziente scampato alla morte, ci sono dei disegni strani che vengono prontamente fotografati da Seamus.
Ci ritroviamo in un bar vicino al museo alla fine della mia giornata di lavoro. Mi vengono mostrate le foto e in una che per tutti non è altro che uno sfondo nero io rivedo, con gli occhi chiusi, quella colonna di luce. Un'altro mistero si insidia nelle nostre vite?
Anche il sangue che il dottor Shultz ha prelevato a Paul è molto starno e iniettato dentro il corpo di un topo da laboratorio viene fuori che, sempre con gli occhi chiusi, riesco a vedergli delle schegge luminose che gli circolano nelle vene. Qui qualcosa proprio non quadra.
Un indizio ci porta a cercare in biblioteca un testo, redatto dallo stesso Paul, dove c'è scritto di pensare ad un solito di 36 facce e addormentarsi con questo unico pensiero nella mente. Viola si offre volontaria e così a casa di Igor comincia tutto.
Viola si addormenta e noi veniamo come trasportati in un luogo esotico, vediamo delle piramidi in fondo al paesaggio ma il pensiero che mi sfiora è: "saranno le stesse piramidi che conosce tutto il resto del mondo, o sono di un altro mondo?"
Viola dorme pacifica in un letto a baldacchino da cui scendono dei veli di lino ad abbellire i suoi sogni. Di fianco al letto appare un uomo, muscoloso e bello che quando chiudo gli occhi perde anche tutti i suoi veli e rimane nudo davanti alla mia vista...

giovedì 16 aprile 2009

Un vetro non è solo trasparente.

Come quando guardi fuori dalla finestra in un giorno di pioggia e si nota che le goccie di pioggia che scorrono sul vetro formano dei piccoli rivoli cadendo più lenti e poi più veloci verso una fine. E dentro a quelle gocce, lungo quei piccoli sentieri di acqua forse c'è la vita di quella goccia di pioggia, forse ci sta narrando di mondi esotici, di profumi lontani, di terre incontaminate o magari solo di un'altro sguardo al di là del vetro.
E quando le nubi nere che le trasportano in giro per il mondo se ne andranno e lasceranno il posto al sole quelle goccioline non avranno finito la loro vita ma ne ricominceranno un'altra lasciando dentro il cuore di quel volto una nuova coscienza e un nuovo sentimento.

sabato 28 marzo 2009

A te che dormi incappucciato

E io sì, ammiro tutti coloro che non hanno paura a mostrare come sono fatti, quello che pensano e anche come vestono. Sono loro quelli che si mettono più in gioco di tutti, che sfoderano leloro carte e ti fanno vedere che gli piace essere quelli che hanno scelto di essere; che non seguono le mode perchè quelle non rispecchiano la loro personalità.
E li ammiro specialmente quando li trovi in giro con un mantello nero in testa che sembrano arrivare da un altro mondo e fanno paura alle vecchiette che credono che la morte si sia ancarnata e le stia cercando. Quelli che tutti i giorni sono disposti a subirsi le risa e gli scherni della gente "normale" che gli passa a fianco ma che non è in grado di esibire, come loro, quello che sono realmente.
Ammiro queste persone perchè rischiano la "vita" molto di più di tutti quei bigotti inseguitori della moda senza una vera personalità

lunedì 23 marzo 2009

And so on...

Si arriva un giorno a pensare che hai bisogno di una melodia nuova, che ti penetri nell'anima e ti faccia sentire bene, almeno per un pò. E si vanno a cercare quelle musiche, quelle canzoni che ti trasmettano quello che una volta ti trasmettevano le ultime che stai ascoltando ma che ormai hanno perso.
Ed è la musica a volte l'unica compagnia che vorresti avere, l'unica che ti comprende e che vede realmente come sei fatta dentro, perchè è l'unica che riesce ad arrivarti fin nel cuore e darti un pò di calore.

sabato 21 febbraio 2009

A volte vorrei...

A volte vorrei essere quella vecchia signora che seduta al tavolo della sua cucina sposta la tenda per vedere la neve che candida scende e che pensa ai suoi figli ormai lontani, ormai grandi che però le hanno dato tanto e per cui avrebbe voluto fare di più. Quella signora che si preoccupa di avere i soldi per i nipoti più che per lei stessa, che compra dei dolci aspettando loro per aprirli.
E vorrei anche essere quel signore che aspetta qualcuno alla stazione, che è una settimana che sta aspettando che torni a casa e intanto nell'attesa è andato a prendersi un gelato. Quel uomo che sa benissimo cosa gli aspetta da lì a poco ma tenta di non farlo capire, dissimulando il tutto malissimo.

A una persona che mi ha dato tanto e che ancora mi supporta e mi aiuta, ringrazio ogni singolo attimo che ho potuto passarci insieme, e spero in un giorno che verrà e potremmo ancora una volta stare insieme.

giovedì 19 febbraio 2009

Non sono triste, sia chiaro!


Oggi, forse, non è il miglior giorno per sorridere. Non che sia triste in alcun modo, è solo un passo della vita. In fondo ci sono i giorni in cui non si è tristi ma nemmeno felici, e allora perché sorridere per nulla? Per accontentare quelle frasi prese dai baci che dicono di sorridere per una persona amata? STRONZATA! Si sorride principalmente per se stessi, non per gli altri. STRONZATA! Se si è tristi come cazzo si fa a sorridere? STRONZATA! Se non si ha voglia non c'è cazzo che tenga, non si sorride... si è neutrale!
E questa non è neanche incazzatura è la solitudine che avanza, è la speranza che ti guarda in faccia e ti dice che se ne andrà presto... ma ormai ci si è abituati e si sa che arriveranno a farti compagnia, che basta aspettare, che in fondo si può sopravvivere in questo mondo di merda. Basta abituarsi!

domenica 15 febbraio 2009

il tempo scorre


E così passano i giorni, i mesi e gli anni; e il tempo si porta via con i ricordi, le voci e i gesti dell'infanzia e dei tempi andati.
E si pensa che mai e poi mai dimenticherai la voce di una persona perché l'hai impressa nella mente, o almeno credi di averlo fatto. Ma il tempo è ingannatore e tutto ciò che credi di non perdere viene corroso poco a poco, impercettibilmente, e poi, senza che tu te ne accorga, ti viene portato via e tu arrivi un giorno a renderti conto che nulla è eterno, che non si ferma il tempo... che è il tempo che in realtà ferma te!



domenica 25 gennaio 2009

Death Note


Tempo fa guardavo le copertine di questo manga sparse nella camera con un certo ribrezzo addorsso pensando che quella roba non avrebbe mai attirato la mia attenzione. Non fu così...
Dopo che mi venne narrato a grandi linee la trama del fumetto provai a leggere il primo numero e mi appassionai subito a questo ragazzo che trova nel nostro mondo un libro della morte gettato da un dio della morte che si stava annoiando. Seguendo i suoi principi, che crede essere giusti, Light Yagami comincia a giustiziare criminali. La polizia si allerta e cerca di capire chi è il fautore di questi omicidi e che sta creando lo scompiglio in tutto il mondo. Ad indagare su questo assassino che prende il nome di Kira arriva L, un personaggio che sta nell'ombra e trama e indaga contro questo criminale. La grande intelligenza di L lo porterà a comprendere quasi fin da subito che Light è il colpevole di tutte quelle morti, ma ancora non ha prove.
A complicare il tutto si mette un secondo Kira che aiuita il primo. Ma tutto questo non sfugge alla mente di L che fa di tutto per incolpare sia il primo Kira, Light, e il secondo, Misa Misa un'attrice molto giovane e bella che si innnamora follemente di Light e serve senza sosta Kira.
Ma non tutto va secondo i piani di L. Light è anch'egli un "genio" e riesce ad anticipare L in molte delle sue azioni riuscendo anche, alla fine, ad ucciderlo...
Ma la storia non si conclude così, in quanto L ha degli eredi che prenderanno il suo posto...

venerdì 23 gennaio 2009

Call of Cthulhu

Mi chiamo Melanie, ma mi faccio chiamare Mel, come mia nonna da cui ho ereditato la passione per il Bourbon.
Lavoro come segretaria al Museo di Boston, un lavoro che non proprio amo ma mi permette di mantenere i miei piccoli vizi.
Un giorno mi ritrovai a collaborare al Museo con un giovane studioso (non che io fossi vecchia), e da lì cominciò la "nostra" avventura verso la pazzia.
Io, che dovevo solo fare un' escursione fuori Boston, dopo una notte insolita e "ricorrente", mi ritrovai, con un gruppo alquanto ambiguo e sospetto, in un paesino maledetto dove l'oscurità regnava e tramava contro di noi. Tra candele nere, che bruciano nel buio più profondo, e gente "strana" e non proprio cordiale tornammo, grazie al "fato", ancora una volta al Museo; per poi essere ulteriormente guidati nel bel mezzo di un campo dove da un momento all'altro dovevamo decidere il da farsi della nostra vita.
Forse ho agito d'impulso, ma quella è la mia indole, e così tra la terra di quell'immenso campo trovai della strana polvere che , non ci pensai due volte, mi misi sugli occhi. Dopo di ciò tutta la realtà del mondo, e non solo, mi apparve davanti. Potei vedere tutta l'oscurità che aleggiava nel mondo e notai, in mezzo al campo, un immenso portale oscuro. La mia decisione fu di varcare quell'unica soglia verso l'ignoto...
Fui rimandata indietro nel tempo di 50 anni, dal 1928 al 1878.
Oggi, nel 1901, tengo in braccio la mia nipotina, che porta il mio stesso nome e che vivrà la mia stessa vita . Starà solo a lei decidere se varcare quella soglia fra 27 anni e far ricominciare tutto daccapo.

venerdì 16 gennaio 2009

Quando il treno parte non è certo che tu stia veramente partendo con lui. Il tuo corpo si muore ma dietro di te lasci delle emozioni, dei ricordi, dei pensieri che non possono seguirti perché il loro posto è nella città che stai lasciando. E non importa se è la centesima volta che stai partendo, se in quel sedile ti sei già seduta e il paesaggio non cambia se non con le stagioni, quello che senti è sempre nuovo, unico, irripetibile.
A volte non vorresti partire, vorresti poter correre in mezzo alla gente senza curarti dei loro sguardi; vorresti arrivare, ansimante, davanti al viso di quella persona e dirle un'altra volta quello che provi per lei. Vorresti poter passare un'altro attimo tra le sue braccia anche se sai che ci saranno altri momenti, altri luoghi, altri abbracci. Ma in quel momento vorresti solo scendere dal treno e rimanere nella banchina e sperare che per una volta questo sogno si avveri, mentre sotto di te le ruote del treno girano e ti portano via.
il cuore batte lento
per non riaprire le ferite

domenica 4 gennaio 2009


Il gioco dell'angelo

"il gioco dell'angelo", l'ultimo libro che mi hanno regalato. Il libro che volevo da qualche mese ma aspettavo che passasse il Natale.

Tutto comincia con la storia di un giovane uomo, Martìn David, che scrive in un giornale. Gli viene data una chance e comincia a scrivere una storia a puntate sulla rivista che si rileva essere molto popolare.
Questa popolarità si ripercuote sull'autore,e vede che i suoi colleghi gli voltano le spalle, così il direttore lo licenzia.
La sera del licenziamento gli arriva un invito per quella sera. Accetta e alla mezzanotte si ritrova in un bordello... Qualche giorno dopo decide di tornar al locale perché tutti i suoi pensieri sono rivolti alla splendida donna di quella fatidica sera, scopre che il bordello in realtà non esiste ma che, anzi, è brucato 15 anni prima... Eppure lui ha delle prove di quella sera...
Cambia lavoro e si ritrova in un'altra casa editrice che lo spreme per un racconto a puntate pubblicato a volumi con uno pseudonimo...
Ma la sua salute comincia a vacillare e con il proseguire del tempo va sempre peggio... Il medico gli dice che non ha più molto da vivere...

Ma un figura che segue Martìn fin dal suo esordio nel primo giornale gli fornirà la cura per la malattia in cambio di una sua opera...