giovedì 15 aprile 2010

Call of Cthulhu, parla Eva


Non si possono lasciare dei racconti, anche se in forma di commento, in un angolo invisibili a molti... Questo post non esce dalla mia mente e non è riportato dalla mia mano ma come si può comprendere nel titolo è la mia amica Eva che parla...
Poche parole servono ad introdurre una persona che non è mia amica, grande amica, solo in Cthulhu ma anche nella vita.

Mel...



Grazie Mel,
grazie per l’offerta di lavoro, per l’ospitalità e soprattutto per la tua amicizia. Le accetto con riconoscenza.
Non è vero però che per la segretaria non ci sono problemi perché Viola cerca lavoro. Io non sono Viola. E’ vero, ho vissuto la vita di Viola e ne conservo i ricordi, ma non sono Viola, non lo sono più. Viola ha finito di esistere quando si è addormentata pensando a un solido con 37 facce. Ha sfidato l’ignoto e il divino pagandone le conseguenze, come era giusto che fosse.
Questo non è il corpo di Viola e non le somiglia minimamente. Vesto in maniera diversa, ho smesso di fare la giornalista, vivo in un'altra casa e sui miei documenti c’è un nome diverso.
Ma soprattutto sono cambiata dentro, molto cambiata. Credo in altre cose, ho altri sogni, combatto per altri ideali. L’incontro con il Dio e con Ara mi ha segnata in maniera indelebile. Metto la mia vita al servizio dei loro intenti, grata della seconda possibilità che mi è stata donata e conscia che alla maggior parte della gente non viene concessa. Passerò il tempo a cercare il modo per fermare Isabel Tower, a documentarmi e a trattare la magia con serietà.
Non chiamarmi più Viola, per favore. E’ una ferita che si riapre ogni volta che sento quel nome. Io non sono Viola, io sono Eva Arson!
Sono nata a Londra 27 anni fa. Mia madre era un’inglese emancipata e colta, mio padre un marinaio di colore che non ho mai conosciuto. Sono cresciuta con mia madre, ereditando il suo modo agguerrito di affrontare qualsiasi cosa, prima di tutto i pregiudizi e l’isolamento. Sono appena giunta a Boston dall’Inghilterra, in cerca di un mondo migliore. E tu sei un’amica di famiglia che ha accettato di ospitarmi. Ecco, questa è la mia storia, o almeno è quella che ho raccontato ieri all’ufficio immigrazione di Boston.
Il resto, sono quisquilie: sono una donna di colore che vive a casa di una donna bianca in un mondo in cui vige l’apartheid, sono femminista, anticonformista e odio il razzismo, studio per laurearmi in inglese in una città in cui gli studenti neri frequentano scuole diverse da quelle dei bianchi e le università sono praticamente appannaggio solo di questi ultimi. So già che tutto ciò sarà fonte di guai, ma in realtà non vedo l’ora di cominciare la mia nuova vita.
Trema Boston, Eva è arrivata!